CRISTO E LA SAMARITANA

La notizia di una presenza di Annibale Carracci a San Pietro, che conferma la grandezza e l’importanza del complesso benedettino nella storia artistica italiana, va forse messa in relazione con il dipinto raffigurante Cristo che sta convertendo la Samaritana al pozzo, «fatto per saggio d’opere grandi», come scritto già nel 1657 dal medico e teorico Francesco Scannelli, «in concorrenza» di altri artisti per la chiesa perugina. L’opera fu quindi eseguita per San Pietro quale prova per aggiudicarsi i grandi teleri in una specie di gara o concorso, bandito prima di rivolgersi all’Aliense, che non vide vincitore il pittore bolognese. Essendo la prima commissione per la grande tela con il Trionfo dell’Ordine benedettino riferibile al 5 maggio 1592, data del contratto, e i successivi incarichi per i teleri del 7 giugno 1593, queste date vengono a costituire un indiscutibile “ante quem” per la tela con Cristo e la Samaritana oggi a Budapest, tradizionalmente riferita invece al 1596-97. Una replica con lievi varianti fu eseguita nell’ambito di una campagna decorativa per Palazzo Sampieri a Bologna, condotta tra il 1593 e il 1595, e fu poi acquistata dalla Pinacoteca di Brera dove si trova tuttora. È probabile che nella scelta finale, che privilegiò un pittore attivo a Venezia come l’Aliense, abbia influito la figura dell’abate Giacomo di San Felice da Salò, che conosceva personalmente l’artista da quando era monaco nella chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, dove lavorava lo stesso Antonio Vassilacchi.