l pittore perugino Orazio Alfani, rientrato a Perugia nel 1545 dopo un lungo soggiorno in Sicilia, ottiene diverse commissioni in San Pietro a partire dal 1548, anno in cui prende accordi con Biordo degli Oddi per la decorazione della sua cappella: perdute le pitture della volta, rimane a testimoniare questa impresa la tavola con la Resurrezione, finita di pagare nel 1551. L’opera si colloca nella fase più evoluta dell’artista, quando forte e riconoscibile appare l’influsso dell’ultimo Raffaello, quello della celebre Trasfigurazione vaticana. Lione Pascoli sottolinea quanto importante sia stato per l’Alfani entrare in confidenza non solo con le opere romane dell’Urbinate ma anche con quelle di Michelangelo (“non passò giorno finché stette a Roma, che l’una, o l’altre non andasse a vedere, disegnare, e copiare”). Lo si vede nei personaggi che affollano il primo piano della Resurrezione ispirati a modelli michelangioleschi sia romani (Cappella Sistina) che fiorentini (Tombe medicee in San Lorenzo).