La Santa Caterina d’Alessandria, rappresentata con la palma del martirio e la ruota dentata, completa la serie delle sante martiri realizzate da Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato per il monastero di San Pietro. Appartengono a questa serie, oltre alla Santa Caterina d’Alessandria, la Sant’Apollonia e la Santa Giustina, ugualmente presenti in San Pietro, la Santa Agnese e la Santa Barbara conservate presso la Galleria “Tesori d’arte” della Fondazione per l’Istruzione Agraria. Sebbene ispirata alla pittura del Cinquecento, la Santa Caterina d’Alessandria non sembra rifarsi ad alcun preciso modello e potrebbe essere considerata un’invenzione del pittore marchigiano. Il classicismo seicentesco si innesta, nella pittura del Sassoferrato, sul ricco bagaglio figurativo del Rinascimento in particolare sui modelli di Perugino e di Raffaello. Da questa originale commistione il pittore trae una cifra stilistica peculiare nella quale appaiono perfettamente calibrati il senso rinascimentale della forma e lo spirito devozionale del XVII secolo. Non a caso il Sassoferrato, soprannominato “pittore di belle Madonne”, scelse come punto di riferimento il Perugino, denominato “il divin pittore”.