Nel 1566, durante uno dei viaggi che Giorgio Vasari intraprese per raggiungere Roma, accettò di dipingere per l’abate Giacomo Dei tre grandi tele per il refettorio del monastero di San Pietro. I soggetti sono così descritti dallo stesso Vasari : “in una, cioè quella del mezo, sono le nozze di Cana Galilea, nelle quali Cristo fece il miracolo di convertire l’acqua in vino; nella seconda da man destra è Eliseo profeta che fa diventar dolce con la farina l’amarissima olla, i cibi della quale, guasti dalle coloquinte, i suoi profeti non potevano mangiare; e nella terza è San Benedetto, che a’ suoi monaci, essendo mancata la farina e l’grano, miracolosamente gli angeli di Dio gli conducano la farina con muli al Convento”. Il ciclo prevedeva un programma iconografico legato ai temi della tavola e del cibo con episodi tratti dall’Antico e Nuovo Testamento e dall’agiografia di san Benedetto. L’impianto, le architetture sullo sfondo, il movimento, la minuziosità nella rappresentazione dei personaggi, sono alla base della tela raffigurante il Miracolo della mensa di san Benedetto: un’opera che mostra chiaramente le radici michelangiolesche della cultura figurativa vasariana. La maniera sofisticata dell’artista si manifesta negli eleganti profili e nelle gestualità delle mani che coferiscono movimento alla narrazione.