LA CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO E MOSÈ CHE SPEZZA LE TAVOLE DELLA LEGGE

La scena trasmette un grande vigore espressivo e un vivace dinamismo. Il tema raffigurato si collega a due episodi particolarmente forti del Nuovo e dell’Antico Testamento: Cristo che si scaglia contro i mercanti che esercitano il commercio dentro il tempio viene paragonato a Mosè che, adirato con il popolo di Israele, spezza le tavole della Legge.

IL PROFETA ELISEO MONDA I CIBI INFETTI

Noto soprattutto per aver compilato le Vite, la monumentale raccolta biografica dedicata agli artisti italiani operanti tra Medioevo e Rinascimento, l’aretino Giorgio Vasari fu anche eccellente pittore e architetto.

IL MIRACOLO DI SAN PAOLO A MALTA

Questo affresco raffigura un episodio miracoloso della vita di san Paolo, avvenuto a Malta dopo il naufragio della nave che lo stava conducendo a Roma. La scena fa parte delle quattro Storie dei santi Pietro e Paolo che adornavano la struttura muraria posta a recinzione del coro della basilica, collocato in origine al centro della navata mediana. Gli affreschi vennero staccati e trasferiti in controfacciata nel 1591 quando si demolì il recinto murario e il coro venne arretrato nella zona absidale.

GIUDITTA CON LA TESTA DI OLOFERNE

La tela, raffigurante Giuditta con la testa di Oloferne, fu inserita nell’elenco di opere destinate ai Musei Capitolini, stilato da Agostino Tofanelli nel 1812. Portata a Roma, fortunatamente venne restituita alla chiesa di San Pietro nel 1815. Il dipinto, contrariamente ad altre opere di Sassoferrato presenti in San Pietro, non è tratto da opere di Perugino o di Raffaello, ma è invenzione originale. Il tema trattato, caro ai pittori del realismo secentesco, è qui calato in un’atmosfera rarefatta e sospesa.

GESÙ IN CASA DEL FARISEO E IL PROFETA NATAAN CHE RIMPROVERA IL RE DAVIDE PER IL SUO PECCATO

I teleri di Antonio Vassilacchi, pittore di origini greche ma formatosi a Venezia nel secondo Cinquecento con Veronese e Tintoretto, possono essere considerati come una monumentale catechesi figurativa di altissimo valore teologico e didascalico. Nella tela in cui è rappresentato Gesù in casa del fariseo mentre perdona l’adultera, sullo sfondo si può osservare il profeta Nataan che rimprovera il re Davide per il suo peccato.

GESÙ BAMBINO E SAN GIOVANNINO

Questa preziosa, piccola tavola raffigura il piccolo san Giovanni Battista che cinge con il braccio le spalle di Gesù bambino benedicente. I due fanciulli sono appoggiati a un davanzale dietro il quale si apre uno spazio semiaperto che lascia intravvedere un arioso paesaggio. La tavola, come suggeriscono i bordi decurtati, doveva probabilmente avere dimensioni maggiori. Sappiamo che nel corso del XIX secolo subì un restauro condotto dal pittore Carlo Fantacchiotti.

CROCIFISSO

Come ricordano alcuni pagamenti, nel 1478 lo scultore Giovanni Teutonico venne retribuito per l’esecuzione del “crocifisso bello”, posizionato originariamente “nel mezzo della chiesa”. La sua commissione si deve all’interessamento dell’abate Gaspare Giordani da Pavia. Questo scultore, di origini transalpine, era specializzato nell’esecuzione di crocifissi lignei particolarmente espressivi e spesso dotati di espedienti drammaturgici quali la fuoriuscita del sangue dal costato e la movimentazione delle braccia e della lingua.

CROCIFISSO

Il Crocifisso bronzeo attualmente conservato nell’altare in pietra serena della sagrestia è tradizionalmente riferito al bolognese Alessandro Algardi, uno dei massimi esponenti della scultura barocca che fu molto attivo a Roma dove realizzò, tra l’altro, la tomba di Leone XI e il monumento in bronzo di Innocenzo X nella basilica di San Pietro.

CRISTO IN PIETÀ TRA MARIA, SAN GIOVANNI E GIUSEPPE D’ARIMATEA

La tavola, raffigurante il Cristo morto sorretto da Maria, San Giovanni e Giuseppe d’Arimatea, faceva parte dello straordinario Polittico di Sant’Agostino di Perugia, commissionato a Pietro Perugino nel 1502 e lasciato incompiuto alla morte dell’artista avvenuta nel 1523. La Pietà occupava la cimasa del lato posteriore, rivolto verso il coro. Il complesso rimase sull’altare maggiore fino alla metà del Seicento, quando la struttura lignea fu smontata e i pannelli dipinti andarono a decorare le pareti del coro.

CRIPTA

Preziosa testimonianza delle origini altomedievali della Basilica di San Pietro, la cripta è costituita da un ambiente a esedra, ritmato da sette arcate cieche a tutto sesto. Laddove le murature delle nicchie hanno ceduto, si intravede un deambulatorio retrostante sul quale si affacciano altre nicchie: questa struttura, che risale all’epoca ottoniana, richiama le forme dei mausolei cristiani a pianta centrale, in particolare la tipologia costantiniana dei Martyria.

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